di Marius von Mayenburg
drammaturgia e regia Daniele Menghini
traduzione Clelia Notarbartolo
tutor Sofia Pelczer
con Giovanni Franzoni e Valentina Picello
scena Davide Signorini
costumi Giuseppe Giordano
light design Daniela Bestetti
sound design Hubert Westkemper
foto Luca Del Pia, Marina Alessi
si ringrazia Tatiana Olear

“C’era una volta.
No. C’è adesso. In un bunker. Un aspirapolvere acceso.
E un segreto.”

Immergersi in Augenlicht di Marius von Mayenburg significa sprofondare a poco a poco in un torbido abisso spaventosamente contemporaneo, in cui l’apparente banalità del quotidiano nasconde la ferocia spietata della più crudele delle fiabe.

Una donna delle pulizie qualunque risponde ad un annuncio di lavoro qualunque e si trova catapultata fuori dal tempo, nell’antro misterioso del guardiano di una cava. Quello che sembra essere un asettico rapporto impiegatizio si trasforma lentamente in un delirio a due in cui passo dopo passo vengono saldati irrimediabilmente gli anelli di una catena mortale che stritolerà in un unico destino le vite dei due sconosciuti.

Una storia di reclusione e dipendenza in una perfetta dinamica vittima-carnefice che vede una donna solitaria scivolare nella rete di un uomo dal passato oscuro e sceglierlo come proprio aguzzino, riorganizzando la sua vita accanto a lui.

È da questo paradosso, che è scaturita la ricerca sulla natura intima dei protagonisti: quanto effettivamente siamo i primi artefici del nostro disastro?
Quanto riusciamo ad essere insieme prigionieri e carcerieri della nostra gabbia mentale?

Giallo e fiaba convivono in un dramma borghese imploso che vede scemare le sue certezze fino alla scomposizione della trama e dei personaggi stessi, una contaminazione di generi che mescola le tinte scure della cronaca nera al fascino onirico del fiabesco, che diventa luogo di salvezza, rifugio dalla realtà.

L’immersione nella letteratura fantastica presentata da Mayenburg – dal Barbablù di Charles Parrault a La regina delle nevi di Hans Christian Andersen – ha condotto a una scrittura scenica collettiva in cui fiaba e cronaca si dileguano in un mondo in bilico tra amore e follia.

L’occhio che si sbilancia è quello dello spettatore che assiste a un montaggio dettato dalla soggettiva di chi plasma battuta dopo battuta il proprio dramma esistenziale.

Alla luce è un’indagine intorno ad un legame impossibile, cristallizzato in un presente eterno. Un uomo cupo e una bimba grande immersi nell’insostenibilità di un quotidiano sospeso e impalpabile, chiamati a vivere la propria fiaba morbosa lontano dal mondo. È la storia di una reclusione volontaria, necessaria e dolorosa che obbliga a fare i conti col proprio passato.
Daniele Menghini



Data / Ora
Data - 22/06/2019
Ora - 21:45

Luogo
TeatroLaCucina ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini

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