AU BORD

di Claudine Galea
traduzione Valentina Fago
regia Valentino Villa
con Monica Piseddu
movimento Marco Angelilli
lighting e stage design Sander Loonen / ARP Theatre Limited
sound design Fred Defaye
assistente alla regia Andrea Dante Benazzo
produzione Romaeuropa Festival e 369gradi
in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, Triennale Milano
con il sostegno di Toscana Terra Accogliente, Olinda

I diritti dell’opera Au Bord di Claudine Galea sono concessi da L’Arche Editeur, Parigi, in collaborazione con ZacharInternational, Milano

«Quello che mi piace dell’immagine è che apre lo sguardo, lo approfondisce. Non parlo mai d’interpretare l’immagine, parlo del fatto che l’immagine si rivela lentamente se lo sguardo ha la possibilità di soffermarsi» ha affermato la drammaturga francese Claudine Galea parlando del suo Au Bord. Era il 21 maggio del 2004 quando il Washington Post rendeva pubbliche le immagini delle torture e degli abusi subiti dai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib sconvolgendo l’opinione pubblica internazionale. Ossessionata dall’immagine di una soldatessa che tiene al guinzaglio uno dei prigionieri, la drammaturga e scrittrice (Gran Prix per la letteratura drammatica nel 2011 e nel 2019) costruisce nel suo testo un percorso di indagine sulla forza sconvolgente di questi documenti e sul modo in cui dialogano con la nostra intimità e con la parte più torbida della nostra storia personale.

Per portare in scena la complessità di questo percorso, il regista Valentino Villa e l’attrice, più volte Premio Ubu, Monica Piseddu scelgono di astrarsi dal mero affondo personale per tornare ad una dimensione più universale del teatro, soffermandosi sulla sua capacità di assorbire, pensare, creare e alterare immagini e percezioni. In che modo questi documenti visivi ci ri-guardano? In che modo si sedimentano nel nostro inconscio? Come il documento di un’immagine di tortura può generare immagini di desiderio, un ventre materno, la crudeltà di una donna amata?

ph. Cosimo Trimboli