LA TEMPESTA
di William Shakespeare

regia Antonio Viganò
scene e costumi Roberto Banci
colonna sonora a cura di Paola Guerra
cast in via di definizione
una produzione Teatro la Ribalta/Kunst der Vielfalt
residenza artistica Olinda/TeatroLaCucina

A lungo ho sognato una compagna uguale a me,
che guardasse questi occhi,
che non temesse il mio volto e lo guardasse senza indietreggiare.
Ma non succederà.
La mostruosità non è sul mio volto, è nella mia anima.
Un tempo pensavo che se fossi stato come gli altri uomini sarei stato felice e amato.
Ma la malvagità si è diffusa …
Vedi.
Dall’esterno all’interno.
E questa mia faccia, questo volto devastato, riflette la vergogna che ho al posto del cuore.
Oh mio creatore perché, perché, perché non mi hai fatto di acciaio e pietra?
Perché mi hai consentito di soffrire?
Preferirei ritornare il cadavere che ero piuttosto che l’Uomo che sono.

In quell’esilio forzato a cui sono costretti i personaggi di Shakespeare sull’Isola, per vivere si inventano un mondo tutto loro, un teatro nel teatro, dove la finzione è esplicita e i trucchi teatrali esposti allo sguardo dello spettatore.
Su quest’Isola Prospero è il drammaturgo, è il regista, che fa vivere e muove situazioni e personaggi a suo piacere, un padre e un tiranno; Ariel è un attore padrone molto capace, sicuro dei suoi strumenti, è mimo, cantante, affabulatore; Calibano, prigioniero del ruolo che gli è stato affidato da Prospero, lotta con tutte le sue forze, quelle naturali e quelle che lo stesso Prospero gli ha insegnato, per riprendersi la sua libertà, per diventare uomo libero.
Tutti i personaggi sembra che siano in cerca di una vita diversa da quella che stanno vivendo.
L’Isola (il palcoscenico) è piena di suoni, rumori e musiche che costruiscono un tappeto sonoro fatto per sorprendere, incantare e stupire. C’è del magico in tutto questo.

Gli attori e le attrici che ho scelto per questa creazione hanno tutti e tutte, nella loro storia professionale e umana, la capacità, la sapienza di far muovere e risuonare questi personaggi e quest’Opera, in un modo nuovo e sorprendente. Quasi come se questa storia che andiamo a raccontare, appartenesse loro da tempo, fin dalla loro nascita …”. (Antonio Viganò)


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