CUOCOLO/BOSETTI | IRAA THEATRE | TEATRO DI DIONISO

Quindicesima parte di Interior Sites Project

Spettacolo itinerante per 20 spettatori

Underground: 1 metropolitana. 2 sotterraneo, clandestino, partigiano. Underground forces: forze partigiane. 3 oscuro, segreto. 4 sottosuolo.
Underground: metropolitana, letteralmente: sotto il suolo, sottoterra, sotterraneo.
Oppure non ufficiale, liminale, usato in riferimento ad esperienze di cinema,musica e teatro, al di fuori o contro la produzione industriale e commerciale.

Guardare dal basso la città che cambia.

Sto qua sotto. Mi nascondo sotto la città. Guardo la città dal basso. Non sono sicura per quanto continuerò se andrò avanti o finirò domani. Comunque se prendete la metropolitana c’è il rischio che mi incontriate.
Mi guardo intorno e immagino quello che succede sopra. Occhi aperti un po di immaginazione e un teatro nella testa.
Guardando la città che cambia.
Sono io che sono cambiata o è il mondo?
Forse è che non riesco ad acclimatarmi. Adeguarmi ai cambiamenti. Mi smarrisco facilmente. L’altro giorno ho incontrato una persona a cui tempo fa avevo regalato delle cose, cose che non mi servivano. Mi ha ringraziato a lungo – Non ce ne sono molti come lei – mi ha detto – Così gentile così ….buona le verrebbe da dire, ma non sa più se sia un complimento od un’offesa. Non si spiega i motivi della mia decisione, osservare la città dal basso. Passare ore qua sotto. E’ inutile cercare di spiegarglielo. Lei si sta già adattando, così come si adatterà ad ogni nuovo cambiamento. Se qualcuno le ricordasse come era solo alcuni anni fa, con tutta probabilità negherebbe con veemenza e in perfetta buona fede. Si sta semplicemente acclimatando in ossequio alla legge naturale, allo stesso modo di un animale che cambia il pelo ai primi freddi.
Qua sopra migliaia di persone come lei si stanno acclimatando.

Underground continua e sviluppa la ricerca di Interior Sites Project, un’avventura umana e teatrale che inizia a Melbourne nel giugno del 2000 e dura ancora oggi.
Alla base di tutto questo c’è un’idea e soprattutto una pratica di teatro, che ha portato la Cuocolo/Bosetti ha presentare il suo lavoro nei principali Festival Internazionali di 26 paesi del mondo.
Una sorta di ecologia teatrale che si basa sull’esistente. Che ricicla e trasforma l’esistente: parte dalla nostra vita e usa quello che è a portata di mano: i luoghi che abitiamo, le case, le strade gli edifici pubblici e privati e ora il sistema di trasporto pubblico sotterraneo. Cerchiamo di far emergere da quei luoghi la memoria, il genius loci, i valori e il senso rimosso, che li illumini attraverso l’ incontro con lo spettatore.

Partire da se stessi è qualcosa che ha a che fare con l’atto di ricordare. Lo potreste chiamare memoria pubblica. Abbiamo una vita e questa ci fornisce il materiale su cui possiamo riflettere.
Siamo degli attori e interpretiamo noi stessi.

Una buona dose di introspezione ci ha consentito di capire che le nostre fantasie in linea di massima non sono poi tanto uniche. Il far partire il nostro lavoro da noi stessi, da vicende autobiografiche, non è dovuto a un senso esasperato di importanza dato alle nostre vicende personali ma, al contrario, alla consapevolezza di quello che c’è di simile nell’esperienza di tutti.

Quella che viene messa in discussione è la tradizionale separazione tra attore e personaggio. È un invito a riconsiderare i limiti tradizionali tra performance e realtà, tra arte e vita.

Underground è situato in uno spazio reale: il sistema metropolitano di trasporto cittadino. Uno spazio pubblico, in cui si è isolati. In cui si tocca con mano la distanza tra noi e l’altro.
Apparentemente vicini, condividiamo lo spazio e l’andare, eppure così distanti. Ognuno chiuso nel suo mondo, fatto di piccoli aggeggi luminosi, di mondi chiusi e separati.
Andare insieme. Condividere. Immaginare e sentire il peso della città sopra di noi.
Un lavoro sui paesaggi interiori. I luoghi familiari della città che si trasformano in perturbanti. Si aprono all’ascolto.

Attraversare gli spazi urbani, vuol dire fare collidere interiorità ed esteriorità, la vita interiore della persona e la vita della città. La voce di Roberta si incontra e scontra con i ritmi, le simbologie ed i suoni della città creando un senso ulteriore rispetto al testo di partenza. Si percorre insieme un paesaggio geografico e mentale.
Ci porta verso una città inconscia che ci guida attraverso le contraddizioni del presente.
Viene in mente l’affermazione di Hofmannsthal: “l’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé; ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé.”

Al centro di tutto questo c’è lo sforzo di ristabilire una comunicazione diretta con lo spettatore. Qualcosa che lo tolga dall’abitudine che lo metta in gioco, che crei uno sguardo differente.
Il rapporto con lo spettatore non ha mai cessato di stimolarci e in questi anni abbiamo continuato a lavorare su questo elemento che rimane per noi vitale e provocante dato che ci costringe a ricordarci di farci ancora e ancora la domanda su che cosa importi veramente, dove si possa lasciare un segno e su chi lasciarne il peso.


Data / Ora
Data - 17/07/2019
Ora - 21:00

Luogo
Piazza Duomo Milano

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