DO ANIMALS GO TO HEAVEN?
regia e coreografia Olimpia Fortuni
danzatori Pieradolfo Ciulli, Olimpia Fortuni, Masako Matsushita, Gabriele Montaruli e Raffaele Tori
dramaturg Cinzia Sità
musicisti Danilo Valsecchi e Walter Cesarini
disegno luci Andrea Violato
costumi Floor Robert
scenografo Francesco Landrini
con il sostegno di MiBAC e SIAE nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” (Ed. 2017)
con il contributo di Fondo regionale a sostegno della danza d’autore 2017 dell’Emilia Romagna
residenze artistiche Circuito CLAPS; Lavanderia a Vapore; DANCEHAUSpiù (ResiDance XL 2018, azione della Rete Anticorpi XL)
Progetto Finalista Premio Prospettiva Danza 2018
foto Andrea Macchia
video Giacomo Mosconi
Qual è oggi il rapporto tra la natura e l’uomo, tra l’uomo e l’animale?
Di fronte all’osservazione di una natura incontaminata, in cui gli animali vivono liberi il proprio
habitat, queste domande di partenza si alimentano di visioni e suggestioni. Da qui la riflessione,
per contrasto, sull’esistenza di veri e propri lager in cui gli animali sono costretti a vivere, per
motivi legati alle esigenze e condizioni del mercato attuale, volto alla produttività intensiva.
Importanti fonti di ispirazione e confronto sono state le opere di Jonas Burgert e l’esperienza
all’interno di un mattatoio.
L’osservazione del mercato e della produzione ossessiva (di cibo, di oggetti, di legami, di buoni
propositi, di idee) è la riflessione da cui partire per volgere lo sguardo sull’ordine delle cose, per
mettere in relazione la bellezza e l’orrore, l’ombra e la luce, prenderne consapevolezza e
rinnovare un possibile equilibrio fra questi opposti che sono insiti nella natura umana.
Note dell’autrice
L’entropia è una funzione di stato termodinamico, il cui aumento di valore è indice di una diminuzione dell’energia. Produrre con continuità crea, inevitabilmente, un consumo energetico che tende ad esaurirsi su se stesso. Consumo energetico non solo inteso in termini che riguardano l’ambiente, ma che condizionano anche l’esistenza umana.
Il livello di entropia è così alto oggi che la cosa migliore da fare sembrerebbe quella di fermarsi o, forse, solo far meno; lasciare che le cose accadano, piuttosto che farle accadere con un certo accanimento. Allentare la produttività ossessiva: di cibo, di oggetti, di legami, di buoni propositi, d’idee. Ridimensionarci nel nostro incessante fare. Sfuggire alle dinamiche capitalistiche, forse.
Il lavoro si interroga sul rapporto fra l’uomo e l’animale oggi, che mette in campo tutte queste
problematiche in una riflessione fra luce e oscurità, in una riflessione sulla violenza, e su come
l’iperproduttività di carne trasformi l’uomo in bestia e la bellezza in orrore.
Così Do animals go to heaven? diviene un’immersione nella paura della graduale degenerazione
dell’uomo verso il massimo disordine