M.A.D. Museo Antropologico del Danzatore
BALLETTO CIVILE
VEN 25 GIU | ore 21.30
SAB 26 GIU | ore 21.30
ideazione Michela Lucenti
collaborazione creativa Maurizio Camilli, Emanuela Serra, Alessandro Pallecchi
danzatori Faustino Blanchut, Maurizio Camilli, Loris De Luna, Asiz El Youssoufi, Francesco Gabrielli, Maurizio Lucenti, Michela Lucenti, Alessandro Pallecchi, Matteo Principi, Emanuela Serra, Giulia Spattini e Natalia Vallebona
disegno sonoro Guido Affini, Tiziano Scali
produzione Balletto Civile coproduzione Oriente Occidente Dance Festival, Festival Fisiko!, Associazione Ultimo Punto/Festival artisti in piazza, Festival Pennabilli con il sostegno di MIBACT
foto Andrea Luporini
In MAD i danzatori/attori sono protagonisti del proprio capitolo fisico.
I corpi stanno in uno spazio protetto, un luogo a metà tra una teca e una serra dove il pensiero creativo è esploso.
Ogni capitolo offre una detonazione.
Ogni capitolo è un tentativo d’ esposizione, un pezzo unico.
Ogni performer è isolato nel proprio micromondo, con un velo plastico che fa da diaframma, protezione e lente d’ingrandimento del proprio immaginario esploso.
Li accomuna un disegno sonoro che come una preghiera laica fa da sottofondo, creando una partitura orchestrale da cui emergono le parole, i canti e i suoni di ogni teca.
Un museo fatto di storie di uomini e donne che hanno dedicato il loro corpo al lavoro sacro della Danza.
Lo spettatore è invitato a stare in questo esperimento antropologico di studio di materiale umano d’artista.
Il concetto di Danza che anima la poetica di Balletto Civile è profondamente intriso di una ricerca sulla drammaturgia fisica che unisce forma e intenzione. Attingere ad un immaginario poetico dove il corpo del danzatore diventa veicolo d’urgenza espressiva e quasi naturalmente trasforma la poesia in immagine contemporanea.
Il pubblico, uscito da questa emergenza frastornato e bisognoso di bellezza, potrà tornare a vedere un corpo da vicino, a percepirne il calore, l’energia e la forza espressiva.
Balletto Civile torna a donare i corpi allo sguardo. Il Tutto ha bisogno di essere Altrove, la danza è entrare in un altro mondo, per noi non è il momento di costruire rappresentazioni ma di decostruire la forma mimetica a favore di una forma simbolica. Per noi ora il corpo del danzatore si fa tramite del cambiamento e il suo è un atto di per se’ di trasformazione, come sempre tra le righe delle nostre parole e nel sudore dei nostri corpi.
Guardate questo spettacolo come dei giganti, ci avete tra le mani, la nostra casetta d’arte è fragile e ci separa da voi solo una parete sottile, ci colga con amore e sia lieve il vostro sguardo.
foto Luca Del Pia