ROBERTA VA SULLA LUNA
CUOCOLO/BOSETTI | IRAA THEATRE
How to explain theatre to a living dog (quattordicesima parte di Interior Sites Project)
di Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
regia Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
con Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
con la partecipazione del cane Nuvola
costumi Lapi Lou
produzione Cuocolo Bosetti/IRAA Theatre, Teatro di Dioniso, Festival delle Colline Torinesi, Olinda Milano, ICA (Institute Contemporary Arts) Sydney
Mi chiamo Roberta Bosetti sono un’attrice e non recito da 72 ore. Faccio parte di un gruppo AA, non alcolisti anonimi, ma una sottosezione attori anonimi. Non è stato facile, non è facile… ho un teatro nella testa. Mi guardo in giro e le tentazioni sono molte. La tentazione di mettere su una recita, un personaggio, qualcosa del genere. In giro c’è solo gente che recita. Mi guardo intorno. Ma il mondo è pieno di teatro. La gente è il più grande spettacolo del mondo ed è gratis.
Quest’ultimo lavoro ha iniziato ad annunciarsi dopo aver trovato nel magazzino di casa delle vecchie riviste. Un’edizione speciale di OGGI che celebrava con foto a colori, rare per quell’epoca, l’allunaggio dell’Apollo 11 nel Mare della Tranquillità.
Luna, Mare, Tranquillità: suonava promettente.
Siamo lì seduti con questo titolo in testa Roberta va sulla Luna, un po’ di libri nuovi che toccano tangenzialmente l’argomento, le foto del giornale, e io mi alzo e prendo un libro dalla libreria e prima di iniziare a sfogliarlo da questo cade a terra una cartolina. Una cartolina di 40 anni prima, dimenticata da tempo, che arriva da Huston e ha l’immagine della luna.
Roberta va sulla Luna. Perché? mi chiedo, e poi salta fuori questa cartolina. Non sapevo neanche di averla. Eppure era lì. Sono cose che danno da pensare. Le coincidenze, dico. Prendi un libro, quel libro di poesie che non a caso si intitola Della vita degli oggetti e salta fuori questa cartolina comprata e spedita dalla base Nasa di Huston quarant’anni prima. Quell’immagine deve aver fatto scattare qualcosa dentro di me perché quando dieci minuti dopo mi alzai dal divano rosso per andarmi a fumare una sigaretta, di colpo mi venne in mente quella sera.
Era l’estate del 1969 e l’Apollo viaggiava verso la Luna.
– La vedi la Luna? mi chiede mia madre
Più che altro, in quel tempo, mi davo da fare con areoplanini di carta ripiegata. Non sarà una missione lunare ma necessita comunque di precisione. La carta va ripiegata ma come si deve. Bisogna fare un sacco di calcoli e controcalcoli sugli orli.
– Se trovi qualcuno che si preoccupa degli orli hai trovato un vincente nato, mi dice mia madre.
– La vedi la luna?
Quando iniziamo a pensare uno spettacolo, il nostro tavolo si riempie pian piano di cose.
Il settimanale ritrovato, la cartolina smarrita e poi libri molti e diversi, piccoli oggetti. E intanto spero proprio che queste cose possano un giorno fondersi, mescolarsi – forse la parola esatta è condensarsi – in qualcosa di significativo.
Che bella parola significativo.
Ci sono anche ritagli di giornale. Ce n’è uno con una notizia che viene da Mosca: quattro giovani arrestati nell’atto di strangolare un cigno. Questa sì che è noia.
Nome del cigno: Borka
Tornando a noi. L’episodio della cartolina misteriosamente ritrovata e il ricordo di quella sera con mia madre a vedere l’allunaggio ci aveva messo su una pista. Come sempre qualcosa riemerge, lentamente, quasi non lo sai, emerge e si scontra con altre cose che in quel momento stai facendo: l’arrivo di Nuvola, un cane che porta il nome di qualcosa che sta in aria, la fine della depressione,
la lettura di tante cose: Le Illusioni Perdute di Balzac, Jerry Seinfeld, lo studio di due opere di Joseph Beyus. In pratica, cose che non c’entrano niente e che poi nello spettacolo nessuno vede ma che danno spinte inaspettate: lieviti vari.
Ultimamente, per noi, il lievito è spesso rappresentato dalla performance: quegli spettacoli che nessuno ha visto ma che stanno su tutti i libri: Yves Klein che vola, Abramovich e Ulaj sulla grande muraglia, Beyus bendato in America…
Bisognerebbe mettere i fatti in ordine.
Proprio nei giorni in cui era comparso sul cammino della nostra ispirazione il video della performance di Beyus How to explain pictures to a dead hare, vedemmo un coniglio selvatico vivo.
Da qualche mese ci gira in testa l’idea della luna. Un viaggio sulla luna, o dalla luna, questo non è ancora ben chiaro.
Ci siamo forse innamorati del titolo:
Roberta va sulla luna;
Oppure, ed è più probabile, qualcosa sulla terra non ci convince.
Cuocolo/Bosetti IRAA Theatre come ha scritto il Sydney Morning Herald “sono la punta di diamante della performance contemporanea australiana”.
Il loro lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti di critica e di pubblico nei Festival Internazionali di 26 nazioni.
Vincitori di numerosi premi tra cui Unesco Awards, Green Room Award, MO Award e il premio Cavour i loro spettacoli sono presentati nelle case o hotel dove vivono esponendo così lo spazio intimo e domestico allo sguardo dello spettatore-ospite alla ricerca di un impossibile, illecita geografia dell’intimità.
Nei loro spettacoli teatro e vita, realtà e finzione, attore e personaggio si sovrappongono.
Fondato a Roma nel 1978 da Renato Cuocolo L’IRAA Theatre ha realizzato una serie di sette trilogie che sono state presentate in ventisei nazioni di quattro continenti. Nel 1988 la compagnia si e’ trasferita a Melbourne dove e’ diventata col tempo la principale compagnia Australiana d’innovazione (Flag Company). Dal 2012 ha aperto una sede anche in Italia a Vercelli dove, con il contributo dell’Australia Council ed alcuni dei principali festival teatrali italiani, ha presentato una serie di lavori nuovi e di repertorio.
Basandosi sulla rielaborazione di elementi presi dalla loro vita, Cuocolo/Bosetti costruiscono una serie di spettacoli in cui realtà e finzione si sovrappongono. Il loro lavoro mette in discussione la separazione tradizionale tra attore e personaggio. E’ un invito a riconsiderare i limiti tra performance e realtà, tra arte e vita, finzione e autobiografia.
I loro lavori, normalmente per pochi spettatori per volta, si svolgono in ambienti non teatrali: le case private e gli hotel dove Cuocolo/Bosetti realmente abitano. Gli hotel e le case non sono scenografie ma trappole per la realtà.