TRE ATTI UNICI DA ANTON CECHOV

AUideazione e regia Roberto Rustioni
dramaturgia Chiara Boscaro
consulenza Fausto Malcovati
con Antonio Gargiulo, Valentina Picello, Roberta Rovelli, Roberto Rustioni
assistente alla regia Luca Rodella
movimento coreografico Olimpia Fortuni
foto Aura Caldarini
organizzazione Irene Ramilli e Marianna Caruso
produzione Fattore K. – TSI La Fabbrica dell’Attore
in collaborazione con Associazione Teatro C/R – Associazione Olinda Onlus – Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Si ringrazia Milano Teatro Scuola Paolo Grassi

Anton Cechov cercava di catturare la vita così com’è, lontano dal soggettivismo e dal facile lirismo. Cercava un’emozione che non fosse sentimentalismo, un senso del tragico che non fosse melodramma, un umorismo per nulla grossolano e pagliaccesco. Detestava la magniloquenza e la retorica. A teatro non sopportava gli attori che recitavano troppo. Quasi cent’anni dopo Raymond Carver lo elegge a proprio personale maestro: era un precursore, è il più contemporaneo tra i “classici”.

Eppure, sorprendentemente, è un autore soffocato dai cliché, dal folklore, dall’ortodossia.
Siamo partiti dai tre atti unici: La domanda di matrimonio, L’orso, L’anniversario.
Cechov li considerava degli scherzi, vaudeville perfetti, meccanismi comici irresistibili, ma niente di più. Ma c’è già qualcosa in queste operine comiche che rima con il suo teatro più maturo? Possiamo provare ad affrontarli seriamente? Forse sì. In una lettera al fratello Cechov scriveva che gli esseri umani sono ridicoli 48 settimane all’anno, il nostro è un destino ridicolo.
Proviamo ad aprire queste scatole comiche per scovare immagini naturali, vere, squarci di vita che si aprono e chiudono in un lampo. Vediamo se resta qualcosa dello sguardo delicato e ironico di Cechov sulle cose, sul mondo, su di noi.